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iamo nel mese di agosto e, come di consuetudine, quasi tutti i lavoratori vanno in ferie gustandosi i propri giorni in qualche destinazione turistica o semplicemente riposandosi in tranquillità. Questo però riguarda i lavoratori “normali”. Grazie ad un computer e ad una connessione Wi-Fi è possibile fare praticamente qualsiasi cosa, incluso lavorare. Quindi perché non sfruttare questi magnifici strumenti per lavorare alle Maldive oppure sulla cima di una montagna? Ed è a questo punto che arrivano i nomadi digitali a stravolgere l’idea di base del lavoratore canonico, proponendo un vero e proprio tipo di turismo.
Chi sono e come si diventa nomadi digitali
I nomadi digitali sono dei lavoratori in remoto, che invece di lavorare da casa decidono di farlo o da un paese diverso o, comunque, spostandosi periodicamente in altre destinazioni. Si tratta di una scelta lavorativa che nasce dal desiderio di libertà, di sperimentazione, di autonomia e dalla voglia di esprimere la propria creatività in modo diverso. Un nomade digitale è colui che progetta la sua vita in base a queste priorità, sfruttando la tecnologia e il web.
Oltre ad avere una particolare predisposizione a viaggiare in lungo e in largo, occorre fare un’analisi a monte della propria storia e delle proprie inclinazioni. Del tipo: cosa so fare? In cosa sono bravo? Posso far diventare la mia passione un lavoro? C’è un mercato che può aver bisogno delle mie competenze?
Come attrarre questo mercato
La prima parola d’ordine è sicuramente Wi-Fi. Per prima cosa l’hotel che vuole attirare il mercato turistico dei nomadi digitali deve creare una linea più potente di quella che esiste mediamente nelle strutture. Meglio se dedicata. Certo questi professionisti sono sempre a loro volta provvisti di bridge per la connessione, ma è bene che le strutture ricettive si adeguino alle loro esigenze per essere maggiormente competitive.
Anche la commercializzazione delle camere e dei servizi deve avere una sua logica. Pacchetti settimanali, mensili o addirittura annuali potrebbero avere un maggior appeal per chi si sposta lavorando. Quindi la seconda parola d’ordine è sicuramente “flessibilità”. Toglietevi poi dalla testa che il nomade digitale lavori per tutto il tempo su una spiaggia o in giro per boschi. Anzi, spesso non è così.
Le destinazioni rimangono il punto focale
A tutto questo possiamo aggiungere che anche le destinazioni devono fare la loro parte. Dal loro canto infatti, hanno una grande responsabilità che è quella di facilitare lo spostamento dei nomadi digitali, attraverso il rilascio di visti speciali, ad esempio, ma anche offrendo agevolazioni fiscali.
I nomadi digitali, però, non aspirano solo a lavorare alle Maldive o a Bali, per cui questo mercato potrebbe rappresentare una grande opportunità anche per le destinazioni minori. A patto e condizione che si adeguino ad accoglierlo, offrendo – là dove manca la spiaggia caraibica – esperienze di viaggio e di soggiorno memorabili.
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